domenica 10 maggio 2020

Senza Confini Tour

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Siamo sulle Alpi Carniche. Per coincidenza scegliamo un sentiero chiamato “Senza Confini Tour”. E’ un sentiero ad anello che unisce l’Italia all’Austria. Inizia dalla frontiera del Passo Pramollo e ci ritorna dopo aver a lungo costeggiato e poi scavallato il confine. Oggi c'è il corona virus ma nessuno sorveglia il sentiero, è già tanto che ci sia qualcuno alla stazione di polizia della frontiera. Siccome Yasmin, la mia ragazza, abita nella regione austriaca aldilà di queste montagne (la Carinzia) e io mi sono trasferito a Tolmezzo in Friuli…ora non ci dividono molti chilometri. Dopo varie settimane di quarantena, abbiamo deciso che è ora di farci una bella camminata e di trovarci al confine per un saluto (con le mascherine ma almeno non virtuale). O per lo meno questo era il piano…




La mia giornata inizia in modo un po’ strano. Una volta preparato tutto quello che mi serve, esco di casa con la mascherina alla bocca. Mettendo in moto la macchina mi sento già un po' a disagio, e non vi dico quando passo di fianco alla polizia stradale del casello dell’autostrada.  Perché la cosa terribile di questo periodo di libertà limitata è che non sei mai sicuro al 100% che quello che stai facendo sia consentito. Per cui, sostanzialmente, prendere la macchina per andare a fare attività motoria 30 o 40 chilometri da casa mi agita un po’. Ma tengo duro e alla fine raggiungo Pontebbe, piccolo paese di montagna e penultima uscita dell’autostrada Udine-Tarvisio. 

Da Pontebbe parte la salita del Passo Pramollo, che non faccio fatica a trovare. L’unico problema è che mi trovo davanti questo cartello. 

Stramaledettissimi lavori. E su internet non c’è scritto niente!!!” 
“Ah no, aspetta un attimo… oggi è sabato. Che culo, posso passare

Iniziano i tornanti. E le gallerie. Macchine incontrate: una. Quando sono in cima comunico con Yasmin che è dall’altra parte della frontiera e ci mettiamo in marcia, ognuno dal proprio lato. 

Immediatamente vengo rapito dai paesaggi. “Proprio vera montagna” come commenta mia mamma in diretta whatsapp.  “Assembramenti di marmotte!” un amico ironizza. Fatto sta che, nell’incanto e nel guardare il telefono, mi sfugge la prima delle due malghe, unici riferimenti che ho sulla mappa. Dovete sapere che questa mappa me la sono “costruita” io, caricando l’itinerario del sentiero in formato gpx su un sito che permette di creare la tua mappa personalizzata. Ma ho scelto una scala un po' bassa e non ho messo la barra di riferimento per le distanze, per cui quando raggiungo la seconda malga sono convinto che debba trattarsi della prima perché mi sembra di aver camminato troppo poco per essere già lì. Così non volto a sinistra ma tiro dritto, sperando di trovare un’indicazione per la seconda malga. Che ovviamente non arriva.

Qui e sotto, il versante italiano delle Alpi Carniche. In primo piano il Monte Bruca con la sua particolare morfologia e sullo sfondo lo Jôf di Montasio (2753m)
Nel frattempo il sentiero inizia a salire e la vegetazione cambia. Ho già raggiunto la quota dove crescono soltanto arbusti e cespugli? O il motivo è l'aridità incredibile di questa pietraia dove sono finito? Scorgo dei pinnacoli di roccia sulla destra e sotto il sole cocente di mezzogiorno mi pare di essere in un film western. Ma in cima vedo anche uno scollinamento che dev'essere per forza il confine con l'Austria mi dico. Così respiro profondamente e spingo sui polpacci. Ma con mia delusione, quando arrivo in cima, dall’altra parte vedo un verde altopiano con dietro un’altra montagna. Questo mi confonde e mi fa dubitare un po’ sulla mia posizione…Caccio un urlo e mi pare di sentire la voce di Yasmin in lontananza. Mi suona il telefono, dev’essere lei! Invece no, è la Vodafone che vuole farmi una nuova offerta telefonica. Grido ancora ma stavolta non ottengo risposta. Cosa posso fare? Chiamarla e dirle che forse mi sono perso? No dai, andrò avanti ancora un po' e la incontrerò. 


Qui e sotto, una parte del percorso 504 in prossimità di Sella Barizze a cavallo fra il Monte Corona e il Monte Cerchio
L'altopiano erboso che precede la Malga Cerchio
Quando inizio ad avvicinarmi anche alla cima dell’altra montagna, senza avere ancora incrociato Yasmin o per lo meno ricevuto un urlo di risposta, mi vengono dubbi più seri circa la mia reale posizione. I dubbi vengono confermati da un gruppo di alpinisti di passaggio, cui chiedo informazioni. E beh, il succo è che ho camminato per due ore nella direzione sbagliata. Lo comunico a Yasmin, che ha già raggiunto il luogo dell’appuntamento da un pezzo ma che fortunatamente è una ragazza con una grande pazienza e mi aspetterà. 

Il problema è che nella mia testa la prima malga corrisponde ancora con la seconda e quindi i tempi si dilateranno ulteriormente rispetto alle mie stime. Nonostante abbia corso, la strada non finisce più e ormai sono esausto. La mia acqua è finita da mò e quindi sto bevendo quella dei ruscelli, che in realtà mi sembra buonissima. Quando in lontananza vedo un affare rosa appeso sulla punta di un piccolo albero rimango un po’ confuso. Perché fra la miopia e il mio stato psicofisico ci ho vedo una grande mammella di mucca invece della camicia di Yasmin, appesa lì per attirare l’attenzione di quel coglione del suo ragazzo. 

Beh, lo stratagemma ha funzionato: la vedo poco lontano sdraiata sull’erba. Mi vede anche lei e mi viene incontro ridendo, mentre io mi sento un po’ come l’Ulisse vecchio e acciaccato di ritorno da Penelope dopo vent’anni. Solo che a me è bastata una mattinata…
La prima malga, che in realtà era la seconda, dietro a un ramo di larice in fiore
Il resto ve lo risparmio. A parte una realizzazione che ho mentre sono lì con lei, e che pudicamente rivelo: vederla ed essere fisicamente nello stesso posto mi fa subito ricordare perché stiamo insieme, ed è una consapevolezza bellissima e rassicurante. Quando siamo a distanza, invece, diventa tutto più piatto e confuso, alle volte quasi angosciante. Insomma, proprio quando mi accorgo di quanta differenza fa avere intorno le proprie persone care…è già ora di andare. Yasmin mi bacia e si riavvia verso il suo lato del confine, mentre io vado verso il mio. 

Poi la discesa. Tutta un’altra cosa rispetto alla salita. Lungo quei larghi tornanti, ora che ho ritrovato la strada (e non solo quella geografica), mi sento un po' padrone del mondo e me la godo. Dalla radio suona un violino da una stazione slovena, mentre il verde dei paesaggi friulani mi rapisce di nuovo. Gli unici a lamentarsi di questa sinfonia di felicità sono i freni della fedele Qubo. 

La parte italiana del Passo di Pramollo presso la frontiera 

La Fiat Qubo a metano, compagna di tanti viaggi
Il paesaggio intorno a Pontebba

1 commento:

  1. Grande, Gio! proprio bellobello da leggere eee interessante per una persona come me!
    ..cioè una, a cui piace anche parecchio essere fuori nella natura,anche se non ci ho così tante esperienze come te/voi, ancora!! ;)
    BRAVO!

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