venerdì 22 gennaio 2016

Alle sorgenti del Reno d'Europa


Il Baden Württemberg è la terra della foresta nera e delle favole dei fratelli Grimm. È una terra di grandi fiumi e quindi di antiche rotte commerciali e di confini. Si estende per 35 000 km quadrati, poco meno dei Paesi Bassi, nella Germania sud occidentale. Il Reno, che nasce già impetuoso sulle Alpi Svizzere, è il confine che separa questa regione tedesca dalla Francia. Il Danubio, appena nato fra i monti della selva nera, delimita parte del confine con la Baviera. Invece a sud il lago di Costanza unisce famiglie svizzere, tedesche ed austriache in vacanza nel loro perfetto "mare" alpino. 



Foreste, pascoli e campi coltivati costituiscono i principali elementi del paesaggio di questa zona, e in particolar modo del Baden (la più ad ovest) dove si trovano anche le principali alture della Germania. Ciò che mi ha colpito, da italiano, è la diversa "scala" del paesaggio e delle distanze. Al centro-nord distese di dolci colline, solo occasionalmente interrotte da profonde valli, danno la sensazione di trovarsi su un interminabile altopiano dall'orizzonte lontano. Schwarzwald, è invece zona di montagna. Specialmente nella parte meridionale, dove la larghezza della foresta raddoppia in diametro e dove si trovano le principale cime (che tuttavia non raggiungono i 1500 m), sembra di stare nelle nostre regioni alpine. Grandi distese di conifere sembrano avere preso il sopravvento su tutto, quando spuntano verdi prati con animali al pascolo e case di legno o piccole graziose cappelle dai tetti spioventi. E poi l'acqua, che sgorga dappertutto in rivoli e fiumi e fa crescere gli alberi. Mi sono chiesto se è stato fatto, come in Italia, un lavoro di catalogazione dei principali alberi monumentali della Germania; non ne ho trovato traccia, ed effettivamente sarebbe stato davvero un lavoro monumentale.


Coesistono però altre anime incastonate nella distesa naturale del Baden Württemberg. Innanzitutto quella medievale: onnipresente sul territorio dell'ex Sacro Romano Impero, ma qui particolarmente scampata alle bombe della seconda guerra mondiale. I caratteristici borghi come Bad Wimpfen, disseminati qua e là in posizioni una volta strategiche e ancora intatti, sono posti tranquilli dove passare qualche ora senza meta e tuffarsi all'indietro nei secoli, fra antiche mura, chiesette e viuzze di pietra. Città più grandi, numerose nell'arco di qualche centinaio di chilometri, sono invece generalmente più malridotte da questo punto di vista (ma con le dovute eccezioni: ad esempio la ben conservata e accademica Heidelberg, e la vivace Freiburg nell'estremo sud). Ad ogni modo le grandi città contengono ancora le magnifiche cattedrali gotiche e i castelli signorili, in alcuni casi perché sede di rifugio e ricovero dei civili durante la guerra e risparmiate dai bombardamenti. È questo, per fare un esempio fra i tanti, il caso di Worms: leggendaria capitale del Regno dei Nibelunghi (di cui si trova un interessantissimo museo in una delle vecchie porte medievali) e importante centro medievale, oggi ha un aspetto totalmente moderno ad eccezione del bellissimo duomo (dove venne raggiunto nel 1122 il concordato di Worms, che pose fine alla lotta per le investiture fra chiesa e impero germanico).

Inoltre le grandi città possiedono solitamente musei che meritano davvero di essere visti. Come Norimberga, una città con il centro storico meglio conservato della Germania fino al 1944 e all'improvviso rasa al suolo dai bombardamenti, che ha saputo rialzarsi (turisticamente parlando) in particolare grazie ai musei oltre che alla minuziosa ricostruzione storica dei propri edifici.

Altra anima del Baden Württemberg è quella progressista, tecnologica. La si vede nelle periferie industriali delle città come Mannheim, Karlsruhe e Stoccarda o per strada, osservando le macchine che passano. È un caso che si vedano solo Audi, Porsche, Mercedes-Benz? No! Vengono tutte dalla zona di Stoccarda, "patria dell'automobile"! D'altronde ci sarà un motivo se questa zona è stata definita "uno dei 4 motori d'Europa". Può invece essere un caso che Guttemberg ed Einstein siano nati nel Baden Württemberg, eppure scoprire che 50 premi nobel, di cui la maggioranza in campo scientifico, abbiano studiato all'Università di Heidelberg qualche dubbio lo mette!


Infine l'anima di frontiera. Un occhio un po' esperto può forse riconoscerla dall'influenza svizzera o francese sull'architettura o l'urbanistica delle cittadine di confine. Ma può capitare di non accorgersene fino a quando non si riceve l'sms di benvenuto in un altro stato dalla propria compagnia telefonica o finché non si nota il prezzo in franchi svizzeri lungo i distributori dell'autostrada.
Perché è così vicino il confine, e basta così poco per respirare l'Europa. Ad esempio basta andare a Strasburgo, con i suoi doppi cartelli e il suo mescolio di suoni, odori e sapori. Proprio lì sta per nascere la prima tratta urbana di tram internazionale, fra Strasburgo e una vicinissima cittadina tedesca aldilà del Reno. Lo si impara visitando il museo di storia cittadina, che riesce a riassumere brillantemente le ubriacanti vicissitudini storiche della regione dell'Alsazia e attualizzare il tema dei confini in chiave europea. Proprio a Strasburgo d'altronde si trovano oggi tre dei sei principali luoghi istituzionali dell'Ue, aperti al pubblico nei giorni feriali. Ma una volta non era così. E se si è arrivati alla situazione attuale, all'abbattimento delle barriere fra gli stati membri, è anche grazie alle sofferenze che questi luoghi e questi popoli in particolare hanno vissuto. Una statua, eretta di recente nella parte di memoria tedesca a Strasburgo, le racchiude tutte e impreca contro la stupidità della guerra: raffigura una madre che tiene in braccio i propri figli, ora senza divisa ma caduti in battaglia l'uno contro l'altro per fare gli interessi di nazioni nemiche.
Bene. Ma detto questo, come organizzarsi per vedere tutto ciò a prezzi low cost??



La mia esperienza è stata di vacanza-lavoro, tramite wwoofing (vedi il primo articolo).
È una possibilità che ammazza i costi dell'alloggio e di buona parte del vitto, ma comporta ovviamente un impegno lavorativo e quindi una limitazione del "tempo libero". Fra virgolette perché in realtà anche il tempo passato nell'azienda ospitante è stato prezioso per calarsi nella realtà del posto, sebbene non sia certo una "vacanza" come la si intende solitamente. Nel nostro caso (ero con 3 amici) è un compromesso che ha funzionato bene, data anche la ristrettezza della fattoria (e quindi del carico di lavoro) e data la posizione geografica tutto sommato centrale rispetto alle cose che volevamo vedere. Altro fattore che ha fatto la differenza è stato avere la macchina, senza la quale avremmo dovuto farci accompagnare e riprendere ogni volta alla stazione più vicina (10 km). In 2 settimane, con un po' di pianificazione, siamo riusciti a fare ciò che ci eravamo prefissati (principalmente nei weekend); in più ci è rimasto tempo, dopo le lavorate mattutine, di fare un po' di "turismo locale" e di "fiesta" con gli altri wwoofers.


Chi ha intenzione di viaggiare in modo più tradizionale sappia che gli ostelli e i treni costano generalmente un po' più che in Italia. Tuttavia sono convinto che con un po' di furbizia e di organizzazione alle spalle ci siano altri modi per spendere poco e vedere tanto, magari portandosi una tenda o sfruttando le opportunità di housesharing ecc. Ma non mi addentrerò oltre, non essendo cose che ho provato personalmente. In definitiva, se vi hanno affascinato le cose che ho scritto, non posso che consigliarvi di partire. Devo però avvertirvi del fatto che la Germania, o almeno questa parte di Germania, non è un paese di movida e di grandi baldorie. Ad eccezione forse del periodo dei festival della birra (che non era il nostro periodo) o magari di alcune grandi città, le strade tendono a svuotarsi già dalle 8.30-9 di sera. Anche in estate. C'è proprio un orario oltre il quale si spengono i lampioni e si accendono le tv nelle case. Sarà difficile trovare un posto per mangiare oltre le 21! Scoprirete anche altre cose della loro cultura: l'immaginario del tedesco perfetto, efficiente, che non butta una cartaccia in terra potrà rivelarsi ad esempio uno stereotipo, così come altri. Sebbene i fatti (come gli innumerevoli cantieri di manutenzione e ampliamento delle strade o come gli investimenti nei servizi offerti ai cittadini) e alcune piccole innovazioni (ad esempio per la raccolta e il riciclo dei rifiuti) siano un segno inequivocabile di civiltà e di invidiabile serietà da parte dei loro amministratori, mi resta il dubbio: ma come sono in realtà questi tedeschi? Mi piacerebbe sapere l'opinione di chi ha avuto conoscenze dirette un po' approfondite, quindi non esitate a commentare. E a risentirci dopo il prossimo viaggio !

il mio primo wwooferaggio (olanda e belgio)

Una mattina fra la fine di luglio e l'inizio di agosto del 2014 finalmente siamo partiti, direzione Paesi Bassi! Eravamo in 7 in una macchina da 7, con zaini, valigie e cuscini che spuntavano dovunque. Però non abbiamo speso nulla, scroccando un passaggio dai miei famigliari che erano diretti verso il nord dell'Olanda per raggiungere alcuni amici in vacanza. Io e Jonathan invece (un mio compagno d'università) abbiamo programmato di fermarci 2 settimana nei pressi di Utrecht e poi dirigerci ad Anversa, prima città belga dopo il confine con l'olanda, e infine a Bruxelles. Cosa ci sarà nel mezzo?! Il wwooooooofing!

Wwoofing sta per "world wide organic farming" o qualcosa del genere, ed è un insieme di reti nazionali di aziende agricole e fattorie tutte biologiche alle quali si può chiedere di essere ospitati in cambio di lavoro part-time. Ci si iscrive, si spulcia l'elenco dei posti ospitanti e ci si mette d'accordo via mail. Ok in realtà non è che sia così semplice....le possibilità sembrano tantissime a prima vista, ma quando si inizia a stringere il cerchio scartando chi non convince, chi non risponde chi non ha posto chi ospita per periodi minimi troppo lunghi ecc non restano è che ne restino sempre così tante. O per lo meno così è successo a noi: sarà che era agosto o che non ci siamo mossi con molto anticipo (ma neanche troppo poco!), fatto sta che l'abbiamo trovato veramente in super extremis il nostro posto. Ma l'abbiamo trovato!


I nostri "whosts" erano Kees, Maria e i loro bimbi di 4 e 7 anni. Ad accoglierci c'erano però anche altre 2 wwoofers, una ragazza israeliana e una americana. Ci siamo trovati subito bene, sia con loro che con i nostri whosts (ad eccezione del bimbo più grande, che per una settimana ci ha guardati storti...non capendo cosa ci facessimo nella sua casa e perchè non parlassimo fiammingo). Sul retro  della casa ci aspettava una grande distesa verde di orti e pascoli per le mucche. Tutto era piattissimo e brillante, solo in lontananza si scorgevano gli alberi di un bosco a formare la linea dell'orizzonte. Così ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo sistemato le nostre cose e ci siamo messi subito al lavoro. Ricordo uno dei primi giorni, in cui c'erano da raccogliere a mano le patate (fra l'altro varietà mai viste tutte di colore scuro), come uno dei più faticosi della mia vita.
Ricordo però anche la soddisfazione seguente nel fare la doccia, rifocillarsi di cibo tutti insieme e soprattutto il giorno libero che in quel modo ci eravamo guadagnati. Siamo stati ad Amsterdam il primo weekend e a Utrecht il secondo, oppure il contrario. Ci muovevamo con gli autobus, sempre noi 4, gironzolando fra i ponti olandesi e i coffee shop. Parlavamo del conflitto isrlaelo-palestinese e ci raccontavamo dei nostri paesi. Alcuni pomeriggi li abbiamo passati facendo delle camminate o biciclettate lì intorno, altri semplicemente spaparanzati a guardare dei film sul computer e mangiarci le schifezze di cui avevamo fatto scorta nel super market olandese. Ma poi le 2 settimane sono finite, abbiamo dovuto salutarci e siamo ripartiti.

La seconda meta è stata Anversa, città di porto e famosa per il commmercio dei diamanti. In un paese non distante ci aspettava un'altra coppia che ha aderito alla rete del wwoofing. In questo caso dietro alla casa (questa molto più lussuosa e moderna) c'era un grande giardino alberato con tanti sentierini che portavano al recinto dell'unica capra, alla baracca degli attrezzi e quella delle galline, all'orticello esterno e alla grandissima serra. La nostra attività lavorativa si è svolta principalmente in serra (ed è stata una fortuna visto che pioveva!) e a fare carpenteria nella baracca degli attrezzi. L'orario di lavoro era flessibile, così qualche pomeriggio abbiamo fatto gli straordinari per ottenere un giorno libero in più. Alrimenti nei pomeriggi partivamo in bici e andavamo alla scoperta di quel piccolo fazzoletto d'Euopa. Ricordo il bellissimo mulino del paese e uno strambo museo ricavato all'interno di un ex fabbrica.

Alla fine siamo arrivati a Bruxelles. Su hostelworld avevamo trovato una gran bazza (anche questa in extremis) per dormire e così ci siamo goduti la capitale d'Europa per un paio di giorni prima di ripartire per l'Italia.
E' una bella città, la prima con dei saliscendi dopo tante altre piattissime. Il centro storico è carino ma anche molto turistico. Noi per caso siamo passati davanti alla sede di un'associazione di giovani locali chiamata USE-it e siamo entrati incuriositi. Loro organizzano eventi di vario tipo e soprattutto riforniscono i giovani viaggiatori come noi di suggerimenti e cartine utili a scoprire gli angoli meno turistici della città. Lo fanno gratuitamente, per il gusto di conoscere nuove persone e svolgere un servizio alla propria città. In realtà sono una rete di giovani che si è già diffusa in molte altre città europee e vi consiglio vivamente di controllare se ci sono anche nella vostra prossima meta! Grazie a loro siamo venuti a sapere del tetto da cui si ha una delle migliori viste panoramiche su Bruxelles e così l'ultima sera prima del volo ci siamo andati. Una volta in cima, sotto le poche stelle del cielo e le distese immense di luci sotto di noi, abbiamo deciso che era il momento giusto per finire le nostre scorte di erba magica che ci portavamo dietro da Amsterdam. Abbiamo anche conosciuto 2 ragazze del posto su quel tetto, prima un poco diffidenti ma via via più accondiscendenti a parlarci di Bruxelles. Alla fine siamo scesi e ci hanno portato a vedere tutti i posti di cui ci avevano parlato. Così abbiamo riso e camminato tutta la notte per Bruxelles, ebbri del fatto stesso di trovarci lì in quel preciso momento. Poi siamo ritornati in camera che saranno state le 4, abbiamo dormito un paio d'ore ed era già tempo di avviarci verso l'aereoporto. Ci siamo abilmente giostrati in quell'intrico di treni e metropolitane che servono le periferie della città, confondendosi fra loro (la stazione centrale è tutta sotterranea!), e abbiamo raggiunto l'aereoporto. Così ci siamo messi ad aspettare, abbandonandoci curvi e stremati su una panchina. Un po' tristi, realizzando che in un batter d'occhio quel mese era già passato.