lunedì 27 aprile 2020

In Provenza senza meta(no)

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E' un sabato di fine Aprile quando ci troviamo al solito bar-pasticceria di Bazzano per il consueto ritrovo mattiniero prima di ogni partenza. Questa volta siamo in 5. Oltre a me e Yasmin, ci sono anche Lollo, MadMax e (Zio) Dema. Solo pochi mesi prima eravamo insieme a Stoccolma, con altri 10, in occasione della mia laurea. Mentre MadMax, lo ricorderete, è stato parte della attraversata del Marocco raccontata su questo blog. Ma questa è un’altra storia, perché oggi siamo diretti verso… rulli di tamburi…… tumbatatum……tum… tum… tum: Francia del Sud!! C’è Anna, amica d’infanzia e mia vicina di casa che ora frequenta una scuola di circo a pochi chilometri da Cannes. Cosa vuoi mai, che non la si vada a trovare?!?! Quindi eccovi la storia di un weekend-lungo che doveva essere molto tranquillo sulla carta, ma che invece si è trasformato in un'altra piccola avventura. Troverete anche la mappa dell'itinerario, i nomi (in arancione) di gustose ricette provenzali da replicare e (in azzurro) alcuni luoghi da non lasciarsi sfuggire!





A bordo della Opel Zafira a metano di mio padre, ci passiamo il tempo e consumiamo beatamente il combustibile sull'autostrada che attraversa l'Emilia e poi la Liguria. Soltanto all'altezza di Savona ci ricordiamo che sarebbe bene fare il pieno finché siamo ancora in territorio italiano. Facciamo due calcoli e decidiamo di optare per il distributore di Imperia, l'ultimo in Italia. Ma arriviamo quando l'orario di chiusura per pausa pranzo è appena scattato. Sebbene il benzinaio-metanaro sia ancora questo si rifiuta di farci il pieno. L'argomento del "ma questo è l'ultimo distributore prima della Francia" deve averlo sentito già centinaia di volte e il fatto che noi ce ne stiamo andando in vacanza sembra scoglionarlo ancora più di quanto non lo sia già di suo. Prima che Madmax si scaldi troppo, ripartiamo maledicendolo e vendicandoci con una cattivissima valutazione su Google Reviews. Ma siamo ottimisti di trovare un distributore dall'altra parte del confine. "E comunque al limite andremo a benzina, anche se il serbatoio non è grandissimo" ci diciamo. 

Arriviamo a Montecarlo e abbiamo fame. Nella ricerca di un punto carino dove mangiarci i panini che abbiamo preparato, finiamo per scendere sempre di più verso il mare. Fino a trovarci alla griglia di partenza del circuito. Il semaforo è rosso. Mad Max è al volante e si volta verso di noi, ma la domanda è retorica: ovvio che vogliamo farci un giro nel circuito più famoso di formula uno, in Zafira! Così MadMax dà del gas e non si lascia scappare il verde. Improvvisamente siamo dentro a un video gioco e l'adrenalina si è già sparsa dappertutto. Passiamo il Casinò, di fronte a cui c'è una gran calca di gente e soprattutto un numero di auto di lusso che nessuno di noi ha mai visto tutte insieme così. Preghiamo Michi di non fare cazzate, che anche solo un graffio a una di quelle potrebbe comprometterci la vita. Ma va tutto bene. Passiamo anche il tunnel finale e l'area del molo con gli yacht. Ritorniamo alla partenza e MadMax non ce la fa, ne deve fare un altro. Così gli concediamo un secondo giro di gloria.

Poi Dema tira fuori la prima delle sue nascoste perle di conoscenza del territorio. In effetti fra lui e Lollo, che ha già battuto queste terre in camper, per tutto il viaggio quasi non avremo bisogno di consultare una guida. 
"Tetê de Chain, la testa di cane"
"Cacchio dici?"
"La Tetê de Chain, possiamo andare a mangiare sulla Tetê de Chain, che c'è una bella vista".
Così ci fidiamo di Dema e imbocchiamo una tortuosa strada di montagna fino a Tetê de Chain. Invece, fortunatamente, loro non si fidano di me quando propongo di farci "l'ultimo pezzo" a piedi seguendo un sentiero... ci sarebbe partito mezzo pomeriggio e mezzo polmone. E avremmo rischiato di perderci questo:

Tetê de Chain (Montecarlo)

Il primo distributore di metano in Francia è rotto. Non c'è nessun cartello a indicare il guasto, ma dalla pompa non esce assolutamente nulla, indifferentemente dal tipo di carta di credito che inseriamo. Andiamo a benzina. Tanto ormai siamo vicini a Cannes. Anche il mare sarebbe vicino, non si avverte così tanto la sua presenza. Quello che noto è sicuramente il verde, intenso e invadente, che accompagna i lati delle strade larghe. E poi, in lontananza ma a perdita d'occhio, l'impronta piccola ma onnipresente dell'uomo. Che su queste colline sembra aver costruito case e stradine dappertutto. Essendo tutte le case distanziate, si hanno "paesi diffusi" uno dopo l'altro invece di veri e propri centri urbani, separati da campagne.

Incontriamo Anna direttamente alla scuola di circo, che si trova a Grasse (nell'entroterra di Cannes). Lei si sta specializzando in tessuti aerei, ma invece noi ci troviamo davanti un'orchestra marciante di tromboni e di altri strumenti a fiato. Bambini, giovani e adulti suonano e marciano nel cortile della scuola e chi vuole si aggrega in coda. Che benvenuto, non c'era bisogno! Oltre ad Anna, ritrovo anche Serena e mia cugina Greta, che invece sono appena arrivate ma in veste di videomakers. Dopo aver fatto un tour della scuola e aver assistito a una “esclusiva” prova dei numeri degli studenti, ce ne andiamo dandoci appuntamento per qualche ora dopo al centro commerciale del paese. Abbiamo in programma una grigliata notturna alla casa dei circensi e ci servono provviste.  

La casa dei circensi praticamente non la vediamo. Arriviamo che è buio e veniamo fatti accomodare direttamente in giardino e poi subito spediti chi a cercar legna in mezzo alla boscaglia, chi a tagliare le verdure e la carne da arrostire. Io mi adopero per accendere un fuoco. Circa un'ora dopo non c'è ancora della vera brace e non c'è nulla di pronto da mangiare. Qualcuno si lamenta che sono le undici di sera, ma per fortuna che c'è tanto da bere e che la gente ha molto da parlare, penso. A un certo punto ci diamo a mucchio e mangiamo, alcune cose mezze crude e altre sbruciacchiate. Nel mentre ci sono alcuni circensi, anche loro di casa, che lanciano coltelli contro una tavola di legno. 
"Lo fanno più o meno ogni sera" dice Anna. "Meditano, lanciano coltelli e bevono". Speriamo solo che non abbiano invertito l'ordine, stasera! Penso io.
Nel frattempo un costaricano ha impezzato dema, che è troppo gentile per dirgli che non gliene frega molto della sua personale missione devoluta all’ecologia e alla pace del mondo. Invece MadMax sfida i francesi al lancio del coltello e conquista il loro rispetto con i risultati, nonostante una tecnica di lancio ancora migliorabile.

La mattina dopo ci dirigiamo tutti e 8 verso Nizza. Anna e le videomaker sono con noi, il sole splende e riscalda l'aria mite e primaverile. Ma i nostri stomaci non si fanno abbindolare così facilmente dal romanticismo e così prendiamo la decisione in diretta telefonica di deviare verso Cagnes-sur-mer (e ridaje con i cani...), "che ha un borgo molto bellino" ci informa il Dema. Una navetta da 15 posti consente di salire alla città vecchia gratuitamente. Una volta sù ci troviamo davanti a uno degli sterotipi più scontati: le bocce. Quelle da gioco ovviamente, che loro chiamano Pétanque. Si gioca a piedi uniti, utilizzando bocce metalliche che sono più piccole delle nostre. La squadra in svantaggio continua a lanciare finché non arriva più vicino al boccino o non finisce le bocce, dopodiché il turno passa all'altra squadra. Noto che a differenza dell'Italia, i giocatori di bocce sono di tutti i colori e di tutte le etànon sono solo pensionati. I campi si trovano un po’ dappertutto e spesso folti gruppi di osservatori seguono i match. Ma una cosa non cambia: resta uno sport per soli uomini

Giocatori di Pétanque a Cagnes-sur-Mer (sotto) e a Cannes (sopra)

Una strada di Cagnes-sur-Mer e, sotto, la vista dalla città vecchia verso le Alpi

Nel pomeriggio arriviamo a NizzaGuidati da Anna, facciamo subito tappa in una pasticceria che vende le Chici Fregì. Sono frittelle lunghe e belle unte, un po’ simili ai churros spagnoli ma a parer mio più buone. Dal sito del formaggio Presidènt potete trovare tutte le informazioni al riguardo. Ci inzuccheriamo per bene e decidiamo di intraprendere la scalata verso il punto panoramico in cima alla Colline du ChâteauDel castello dei Savoia è rimasto ben poco, oggi al suo posto c'è un parco pieno di joggers con una bella cascatina e un cimitero. Quando vogliamo andarcene troviamo chiusi i cancelli da cui eravamo entrati, e scopriamo che c’era un orario di chiusura della collina. Insieme ad altra gente veniamo  quindi reindirizzati verso una scalinata sul versante opposto che scende fino al mare.

Ci ritroviamo così a un’estremità della Promenade des Anglais, il lungomare pedonale e palmoso dove venne compiuto l’attentato terroristico del 2016. Un tir Renault guidato dal 31enne Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, doppia nazionalità francese e tunisina, invase la Promenade durante la festa nazionale del 14 luglio e investì centinaia di persone, uccidendo 86 e ferendo 302 persone. Nonostante questa tragica pagina di storia, Nizza mi appare felice oggi. Il mare è luccicante sotto il sole primaverile. L’altra promenade, Promenade du Paillon, è un orto botanico diffuso e un parco giochi chiuso al traffico, che è il motivo per cui pullula di piante e di bambini che giocano. E’ una città elegante e più grande di quanto mi aspettassi. Vive anche di turismo, come indica il traffico di aerei nel vicino aeroporto. Lasciamo Nizza con la sensazione di aver appena intravisto la punta dell'iceberg, ma il tempo disponibile è quello che è e Marsiglia ci sta già aspettando!

Sopra e sotto, la Promenade du Paillon (Nizza)

La vista dalla Collina del Castello sopra la città di Nizza
Le skills di Anna
Anche l’altro distributore di metano che raggiungiamo si rivela essere a secco o comunque non funzionante. Fa niente, raggiungiamo Marsiglia a benzina. L’arrivo in centro città, attraverso alcuni quartieri su e giù e colorati in periferia, mi fa pensare all’Italia. Proprio in quel momento, alla radio, si sente il seguente annuncio: “Poltronesofà. Les artisans de la qualitè!”. Insomma, tutto molto famigliare…

Siamo ospiti di Abdelfateh, un guest di airbnb a cui preme MOLTO spiegare le funzionalità della tv a nostra disposizione. L'appartamento che ci affitta è decisamente economico e si affaccia sulla piazza del teatro della città, a due passi dal porto. Probabilmente il prezzo è basso perché il resto dell’edificio è in pieno cantiere, ma basta scrollarsi un attimo le spalle dai calcinacci, quando si esce, ed il gioco è fatto. Ai due lati del porto ci sono due fortezze e due chiese, per stare sicuri. Noi le facciamo tutte, impassibili (più o meno) di fronte alle scarpinate che ci si presentano davanti. Degna di nota, a mio avviso, è soprattutto la  basilica di Notre Dame de La Garde.

Dall'alto si vede Chateau d’If, la prigione del Conte di Montecristo immaginato da Alexandre Dumas. E poco più a est dal centro dovrebbero esserci i conclamati “calanques” di Marsiglia, che non vediamo in quanto coperti da palazzoni. Ben diversi dai calanchi italiani, in quanto rocciosi, les Calanques potrebbero essere confusi per delle scogliere a picco sul mare. Ma queste sono particolarmente sceniche e attirano circa 2 milioni di visitatori all’anno. Non oggi però, perché dicono che il mare è agitato e nessuna imbarcazione porta i turisti via in mare. A me sembra piattissimo, ma vabè, vorrà dire che ci accontenteremo dei nostri cari calanchi dell’Emilia Romagna. 

Finiamo nel Panier, quartiere storico, su e giù e vicino al mare. Forse il più bello di Marsiglia. Strade strette, con una fila di tavolini davanti ai bar, e muri colorati, un po’ scrostati e alle volte imbrattati di scritte come ci si aspetta dalle città mediterranee. Camminiamo in lungo e in largo in cerca di sapone di Marsiglia per Lollo (da portare a casa insieme a tutte le altre tipicherie, specialmente culinarie, che lui ama provare). Grazie a Lollo proviamo infatti le tipiche Navettes, biscotti con la forma di nave. Oltre al tipico aroma di fiori d’arancio se ne trovano di molti altri gusti. Io le assaggio al limone e mi piacciono, ma non sono sicuro che valgano il prezzo a cui le vendono. Ma forse, come succede, noi paghiamo anche il prezzo del nome (siamo infatti nella pasticceria che asserisce di avere la ricetta “originale” delle Navettes). 

La passione di Lollo per la ricerca delle tipicità cittadine ci costa però una cena quasi mancata. La sua personale lista di ristoranti cui “prestare una visita” (in gran parte scoperti attraverso il programma Camionisti in Trattoria ma non solo) alla fine si esaurisce. Sono tutti pieni, chiusi o troppo costosi. Di certo sono lontani fra loro. Infatti sono circa le 22 e abbiamo ormai macinato un bel po’ di chilometri, sembra quindi che la famosa Bouillabaisse provenzale (sostanzialmente una zuppa di pesce, ma non chiamatela così davanti a un marsigliese) debba aspettare. Nella piazza dove siamo finiti c’è però una creperie aperta. "Ma è roba bretone!" direte, lo so... ma vi dirò che la fame e la stanchezza fanno fare cose inaudite!

Una delle fortezze a protezione del porto di Marsiglia e, dietro, il Palazzo del Faro
Notre Dame de la Garde (Marsiglia), e sotto, la vista dalla cima della collina


Confezioni di sapone di Marsiglia
Gorges du Verdon, il Grand Canyon francese. Siamo diretti lì, ma decidiamo di fare un’altra fermata prima. Pochi chilometri a nord di Marsiglia c’è la piccola città di Aix en Provence, dove nacque l'impressionista Paul Cezanne. Per curiosità ci fermiamo. E’ il giorno del mercato. Lollo non ha ancora trovato il suo sapone di Marsiglia e vorrebbe trovare almeno quello di Aix en Provence. Vi dirò che non trova solo quello ma anche diversi vini, formaggi e altri dolci durante la sua trasformazione in Taz, il diavolo della Tasmania. Così dopo un po' di shopping per il centro di Aix, ci rimettiamo in marcia e raggiungiamo il Canyon. Incontriamo pochissimi altri turisti, per lo più in macchina come noi. Lo spettacolo del Canyon non è niente male, ma ci arriviamo che è ancora pieno giorno e caldissimo. Mi verrebbe voglia di noleggiare una tenda e una bici o un kayak ma a questo giro non è possibile, dobbiamo ritornare verso la costa prima che arrivi la notte.

Così, ancora senza metano nel serbatoio, si chiude l'anello del nostro roadtrip. Facciamo una passeggiata a Cannes, dove Lollo ci introduce a un’altra tipicheria della Provenza: il Pan Bagnat. Trattasi di un sandwich squisito, normalmente rotondo e morbido, che viene in parte inzuppato in olio e aceto e farcito con pomodori, tonno, uova bollite, olive e cipolla. La città è molto affollata, infatti fra una settimana ci sarà il festival e Cannes diventerà il centro del mondo per alcuni giorni. Si capisce quindi che deve farsi bella. Ma noi siamo poco interessati, preferiamo farci l'ultimo giorno nella natura. Così dopo una notte in una villa che non potremo mai permetterci se non su AirBnb, siamo completamente ricaricati e accettiamo un’ultima proposta dello Zio. Percorriamo il Sentier du Litoral, che segue la costa della penisola di Cap D’Antibes, a sud di Antibes. Sono circa cinque chilometri e ce li godiamo tutti, sotto il sole primaverile della costa azzurra. Ci godiamo un po’ meno l’unico bagno in mare che facciamo, essendo l’acqua ancora gelata e abitata da parecchie medusine che ci girano intorno.

Una piazza di Aix-en-Provence
Sopra e sotto, Les Gorges du Verdon


Ora di tornare a casa. Valige in macchina e carico di baguette effettuato. Eppure ci manca qualcosa, ma cosa?! La benzina. Ce ne accorgiamo in autostrada, poco dopo aver passato Montecarlo e quindi già molto vicini all'Italia. Yasmin è al volante e il suo viso è più pallido e serio del solito quando ci annuncia che siamo in riserva. Sapevamo che il serbatoio per la benzina della Zafira è piccolo, ma non credevamo fosse COSI’ piccolo. Quando la macchina inizia a procedere a scatti fino poi a spegnersi, il viso di tutti noi è pallido e i nostri cuori sono sotto sopra. 
Cosa fare? Uscire dalla macchina e mettersi in salvo nel caso qualcuno ci venga addosso? Provare a raggiungere un distributore a piedi e tornare con una tanica di benzina? 
Ci affidiamo a Lollo, che suggerisce di provare a mettere in moto di nuovo e vedere se il motore riparte. Yasmin gira la chiave e la macchina torna in moto, la lancetta del carburante indica che il serbatoio non è completamente vuoto ma che siamo abbastanza vicini allo zero. Ripartiamo e ingraniamo la seconda, procedendo ai 10 orari sotto l’incitamento di tutti noi. Passiamo il cavalcavia e una galleria, facciamo una curva dopo l'altra e poi lo vediamo. Un distributore in fondo alla strada ci appare come un miracolo. Ovviamente non vende metano, ma almeno ci sarà benzina. Continuiamo così e raggiungiamo la pompa. Pagheremmo anche qualche centinaio d’ero e invece il prezzo della nostra felicità mi sembra così basso in quel momento: 1,3€ al litro. Così facciamo il pieno fino all’ultima goccia e ripartiamo in direzione Italia, la terra dei metani. 


Passata anche quest’ultima avventura, sappiamo che per un po’ faremo sonni tranquilli. Siamo contenti di questo viaggio, felici per i momenti passati tutti insieme e grati di avere posti come questi dietro l'angolo. In fin dei conti, a volte, per trovare la felicità basta mettersi in strada e avere un po' di metano (o per lo meno di benzina)!

Un tratto del Sentier du Litoral



Fotografie di: Lollo e Zio Dema