domenica 24 aprile 2016

Oltre le barriere

23/04/2016 Sabato

Sto attraversando l'Europa con un biglietto Interrail. Il treno Amburgo-Copenhagen viene fatto salire su un traghetto per l'attraversata di un breve tratto di mare che separa Germania e Danimarca. C'è il sole e tanta gente è seduta all'aperto sul ponte della nave, intenta a godersi il paesaggio o a fumarsi una sigaretta. A un certo punto un grosso gabbiano vira dal mare proprio verso di noi, sfiorando le teste di una coppia di ragazzi seduti di fronte a me e puntando dritto verso un signore in piedi poco più avanti. Sembrerebbe che voglia appollaiarsi sulla sua spalla, ma in realtà quello che gli interessa è il gelato che sta nella sua mano. Il signore, un po' perso a guardare il mare e in chissà quali pensieri, non si è accorto del gabbiano ma evidentemente percepisce il contatto o la presenza di qualcosa perché si volta di scatto in direzione della propria mano. Ormai però il furto è stato compiuto, il ladro è stato veramente fulmineo...che agilità ! Dovreste vedere la faccia del signore mentre guarda incredulo la propria mano vuota e accenna un'ironica protesta, avviandosi poi verso l'interno della nave (per comprare un altro gelato forse, o semplicemente per uscire di scena dal teatrino di cui è involontariamente diventato protagonista). Ovviamente l'accaduto suscita l'ilarità generale e all'improvviso il ponte della nave si riempie di risate, che curiosamente diventano contagiose e, a intermittenza, si protraggono abbastanza a lungo (sebbene la maggioranza dei presenti non si conosca e sia costituita da "impassibili" nordici)! 




Questa atmosfera "distesa" dura però solo pochi altri minuti, infatti l'attraversata è quasi terminata ed è ora di risalire sul treno. Questo, appena sceso dal traghetto, fa pochi metri e si ferma. Siamo in territorio danese: sale un gruppo di poliziotti con divisa fluorescente, che iniziano a chiedere i documenti a tutti i passeggeri. Hanno modi di fare gentili e parlano un ottimo inglese. Alla fine, dopo una decina di minuti, quattro persone del mio vagone vengono fatte scendere dal treno. Fra queste c'è anche il ragazzo che era seduto proprio dietro di me. Quando la poliziotta gli chiede se ha un documento, lui risponde subito di no. Allora lei lo invita a prendere i suoi bagagli e a seguirla fuori. Ha con sé solo un marsupio a tracolla e delle cuffiette per la musica. È vestito abbastanza elegante, con una camicia sotto a un maglioncino a bottoni. Ha l'aria seria, ma non tesa o in agitazione. Nonostante il colore della pelle un po' scuro, non avevo assolutamente pensato che potesse essere un "profugo" (diciamo siriano), uno dei tanti in cerca di raggiungere i paesi scandinavi e stabilirvisi (e magari non lo è ed è un caso il fatto che non portasse documenti). 

Mentre il ragazzo viene accompagnato da qualche parte nella dogana e il treno si appresta a ripartire, provo una stretta al cuore e mi sento un po' in colpa. A me, seduto nello stesso treno ma biondo, non è stato nemmeno controllato il documento (ok magari sono semplicemente sfuggito ed è stato un caso). A me, italiano, è permesso salire su ogni treno e attraversare ogni confine nazionale semplicemente comprando un biglietto e mostrando la carta di identità. A me, educato in modo regolare nelle scuole pubbliche italiane -e anche da genitori eccezionali ok, esperti in pedagogia e di mente molto aperta-, sono dati tutti gli strumenti necessari (linguistici, socio-culturali, economici ecc) per essere veramente "cittadino del mondo" e cavarmela egregiamente dovunque io decida di andare. E invece al ragazzo siriano? Che cos'ha fatto lui -eccetto non nascere entro i confini europei- per non meritarsi questi diritti? So che questa domanda suona scontata e retorica, ma pensiamoci: perché lui no?! La Siria e il sud del mondo in generale sono paesi più arretrati e poco stabili ok (e anche qui ci sarebbe da chiedersi e approfondire il perché). Nel sud del mondo sono diffuse fedi religiose e attitudini culturali diverse, che in passato hanno favorito la formazione di barriere e l'isolamento dai paesi occidentali, ok. Ma quindi? Possibile che a 2500 anni, da quando è iniziata a circolare l'idea di "cosmopolitismo" (che poi, in circostanze e tempi diversi, ha dato origine a parole come "fratellanza", "comunismo", "globalizzazione") si siano fatti così pochi passi avanti in questa direzione (che, è inutile negarlo, è quella da prendere in un'ottica nemmeno troppo futura)? Possibile che si debba sentir parlare di "exit" dall'euro e dall'Europa, o di certi discorsi campanilistici riguardo alle "fusioni" che si stanno verificando sempre più in ogni campo e a ogni livello? È troppo innovativo accettare il fatto che, oggi, "guardare ognuno il proprio orticello" non solo è anacronistico, ma è proprio sbagliato? Quando inizieremo ad aprire occhi, orecchie, mani, cuori, e ci renderemo conto che c'è sempre più bisogno di seguire -ma anche pensare e costruire insieme- una direzione comune, piuttosto che mille deviazioni, cieche e per di più sbarrate a molti da inutili barriere?