lunedì 4 luglio 2016

Sulla Via degli dei

IL VIDEO!

16-19 giugno 2016: 4 giorni di cammino per percorrere i 100 km che separano Bologna da Firenze e che costituisccono la famosa "Via degli Dei". (In realtà -sarà forse il periodo- di altri camminatori lungo la via ne incontriamo ben pochi!). Video ideato e realizzato dal mio amico Leo, godetevelo tutto!
 


                



IL RACCONTO

Ore 06.30, giovedì. Nonostante l'ora presto il sole è già alto e la nostra avventura sta per iniziare. La macchina -già piccola di suo- è stipata dai nostri zainoni. Io li guardo dubbioso, so che dovremo portaceli in spalla e che non sarà facile. Arrivati in stazione facciamo un'ultima selezione delle cose di cui possiamo fare a meno, ma non riusciamo a cavare fuori quasi nulla..."vabè, partiremo così!" A dispetto dell'itinerario tradizionale -che vedrebbe la partenza da Piazza Maggiore a Bologna e l'arrivo a Firenze in 5 giorni- noi decidiamo di partire da Sasso Marconi, in modo da tagliare qualche ora di cammino e provare a raggiungere Firenze con un giorno d'anticipo (entro domenica sera).

Arriviamo a Sasso in un batter d'occhio e, per prima cosa, ci avviamo verso il centro per prendere un "caffè di incoraggiamento" (Jonathan è seriamente spaventato dall'idea di rimanere senza caffè nei giorni a seguire, ed ha pure minacciato di portarsi un fornellino da campeggio con tanto di bombola del gas). Incontriamo un abitante chiaccherone, appassionato di caccia e di ricerca dei funghi, che ci dà qualche dritta sul percorso migliore da intraprendere per il primo tratto. (In realtà, senza farlo apposta, seguiremo l'alternativa meno bella (e meno ripida) di quella consigliataci.)

Dopo un primio tratto su strada asfaltata, inizia la salita fra i boschi del Contraforte Pliocenico. Si fa il grosso del dislivello in pochi chilometri -seguendo un sentiero che viene utilizzato anche dalle mountain bike- e si arriva a questo spiazzo molto bello (con tanto di spazio griglia). Lì la tentazione di considerarsi già abbastanza soddisfatti, stendersi sull'erba per un po' e poi magari far dietro front è facile che arrivi. In fondo il San Luca è ancora così nitido e a portata di mano...
Però desistiamo da questi pensieri e tiriamo dritto. Due signori ci danno indicazioni e ci incoraggiano, dicendo che "tre giovani come noi possono arrivare ben oltre Monzuno e raggiungere anche Madonna dei Fornelli in giornata" (erano le 11 passate). Dopo sei ore, trascorse a cercare di lasciarci indietro (invano) la collina su cui sorge la chiesa di S.Luca, siamo ancora ben distanti da Monzuno. Il monte Adone -diventato ben presto Monte Metadone (in seguito anche alla dislessia travolgente post traumatica e post affaticamento che ha caratterizzato i quattro giorni)- e gli zainoni sulle spalle, ci hanno veramente sfinito. Siamo costretti a fermarci abbastanza spesso per riprenderci un po' dal peso e dal caldo. Il tratto che segue la salita al Monte Metadone (un sentiero sassoso che poi cede il passo a una strada non trafficata ma davvero rovente) sembra non finire mai. Così dopo qualche altra ora, quando vediamo Monzuno nemmeno troppo in lontananza ma notiamo un autobus e una rispettiva fermata nelle immediate vicinanze, ovviamente non disdegnamo uno strappo (che ci viene gentilmente offerto dall'autista).




Arrivati in paese a Monzuno, un po' preoccupati per qualche problema tecnico alle scarpe (mie e di Jonathan) e per la ricerca di un posto dove dormire, ci capita il miracolo. La voce incredula di Jonathan, allontanatosi momentaneamente da noi per cercare un negozio di scarpe, riecheggia per le strade di Monzuno e arriva fino a noi col suo accento marchigiano: "Madonna mia! Madonna mia!!! Hahahaha Madonna!". Dopo poco eccolo arrivare di corsa, annunciandoci di avere incontrato "amici". Sono amici di suo fratello maggiore in realtà, appena traferitisi lì da Bologna. "CI OSPITANO LORO, TRANQUILLI RAGAZZI!". In effetti eccoli arrivare dopo pochi minuti! Sono una coppia di ragazzi poco più grandi di noi (beh forse un po' più grandi sì, ma non saprei dire quanto). Carichiamo tutto in macchina e accettiamo la proposta di una signora del posto, che ci invita a fermarci alla sagra di non so che...dove servono tigelle, hot dog e crescentine fritte. Ci ingozziamo come matti, pensando che si tratti della cena. In realtà, quando arriviamo a casa, Miguel si mette a cucinare. Mentre si parla e si rattoppano un po' gli stivali, viene preparata una pasta alle patate da fuori di testa. Il profumo ci riapre lo stomaco e mangiamo di gusto anche quella. E dopo cena, è un vero piacere stare seduti all'aria di montagna in compagnia e con la pancia piena. Ci andata davvero bene! Anche perchè in questo modo dormiremo su dei letti veri e non in tenda. Non solo, al nostro risveglio ci aspetta una colazione super e un passaggio in macchina fino all'imbocco del sentiero. Non sappiamo come ringraziare: ora abbiamo il corpo e gli stivali risanati e una giornata di sole davanti. Ci abbracciamo calorosamente e ci incamminiamo di buon passo.


Quel giorno (venerdi) diamo una svolta al nostro cammino, arrivando a Madonna dei Fornelli per l'ora di pranzo (dove però dobbiamo fermarci ben oltre a causa di altri problemi tecnici) e raggiungendo il Passo della Futa per cena. Il tratto di strada è abbastanza impegnativo ma molto bello. Inoltre la maggioranza di esso è sentiero di bosco (ricalcando in parte quella che era
l'antica Via Flaminia, costruita e lastricata dai romani per fini militari e in certi tratti recuperata attraverso uno studio archeologico) e il caldo si fa sentire molto meno del giorno precedente. Svalicato il confine tosco-emiliano e arrivati alla Futa, ci sistemiamo con le tende in un campeggio. Approfittiamo anche per prenderci una pizza e concederci un po' degli Europei che si stanno giocando.



La mattina dopo, sabato, ci svegliamo presto e un po' acciaccati dall'umidità e dal fresco "d'alta quota" (circa 1000 metri). Ma proprio per questo la doccia calda è una vera goduria rigenerante. Così come è anche la colazione al bar del campeggio, dove approfittiamo per fare un po' di mente locale sul resto della strada mancante. Ci rimettiamo in cammino, facendo però una breve tappa al curioso cimitero dei soldati tedeschi (decine di migliaia) caduti durante la seconda guerra mondiale nell'Italia settentrionale (voluto e getito tuttora dal governo tedesco, ma situato nel cuore della nostra penisola). Manteniamo il passo e raggiungiamo S. Agata nel tardo pomeriggio. Ci fermiamo a contemplare la chiesa e la placida vita di paese (per altro molto carino) per un'oretta, ma poi -ingannati da un vecchio mugnaio mezzo sordo sui tempi di percorrenza- decidiamo di provare a fare il colpaccio e cercare di raggiungere S.Piero a Sieve. A detta del vecchietto ci separava soltanto un'oretta di strada, ma invece (non è ben chiaro per quale motivo) impieghiamo circa tre ore estenuanti per arrivare. Il sole è già calato da un pezzo e i piedi sono al limite della sopportazione quando raggiungiamo roccambolescamente il campeggio "Mugello verde". Senza più forze (nemmeno di spostarci dal punto in cui abbiamo piantato la tenda), consumiamo con piacere la quasi totalità delle provviste e della spesa fatta a S.Agata. Dopodiché il sonno piomba quasi immediatamente su ognuno di noi, e abbiamo giusto il tempo di lavarci i denti al bagno vicino e trascinarci verso i nostri sacchi a pelo.

Domenica, ci accoglie al nostro risveglio un cielo grigio e notizie di pioggia imminente. Reduci anche dalle fatiche del giorno prima, decidiamo di comune accordo che non dobbiamo dimostrare proprio nulla a nessuno (a eccezione della mamma di Leo, che non dovrà leggere questo articolo e dovrà continuare a pensare che abbiamo raggiunto Firenze completamente a piedi in 4 giorni) e che possiamo benissimo farci l'ultimo pezzo in treno. D'altronde -anche nell'itinerario tradizionale- l'ultimo tratto di strada è il più lungo (11.30 h di cammino) ed è percorribile coi mezzi soltanto partendo da S.Piero o da Fiesole, che rischiamo di non riuscire a raggiungere messi come siamo messi. Così smontiamo tutto con calma e ci dirigiamo verso la stazione, dove puntualmente perdiamo il primo treno utile e aspettiamo il successivo (concedendoci una seconda colazione al bar vicino). Così alle 11.30 di mattino, arriviamo "belli riposati" e asciutti in stazione a Firenze (dove ci lasciamo indietro pure 2 zaini su 3). La pioggia arriva ma in modo molto meno drammatico di quanto preannunciato. Comunque sia, il nostro giro per ill centro di Firenze -dopo giorni di soli alberi e montagne- è un tuffo improvviso, ma piacevole, nella civiltà. Che impressione farsi largo tra la folla di turisti (incappucciati sotto i ponchi colorati) per attraversare il Ponte Vecchio! Alle 17 e qualcosa, montiamo di nuovo sul treno e ripercorriamo alcuni dei monti e delle valli che ci siamo fatti a piedi. Osserviamo questi luoghi e questi nomi, ora familiari, da un nuovo punto di vista. Una volta ancora, come quando guardavamo le valli intorno a noi dalla cima dei sentieri d'alta quota e ci stupivamo del cambio di prospettiva, i nostri occhi vedono diversamente i luoghi di questo territorio e percepiamo diversamente le distanze che lo costituiscono. (Ok... in realtà il viaggio di ritorno è stato corredato anche da diversi sonnellini e momenti di "abbiocco", però -almeno per me- è stato anche tutto questo). Infatti penso proprio che, come diceva o scriveva qualcuno di importante, camminare sia qualcosa di profondamente istruttivo. A livello storico-geografico ma anche e soprattutto personale.



Durante il cammino è scattata la diatriba sulla questione: "Ma anche farlo da soli quanto sarebbe bello questo cammino?". Beh io resto dell'idea che sia andato come è andato (benissimo) proprio perchè eravamo noi 3. Una squadra ben assortita: con Leo che fa video e si porta dietro la sua farmacia ambulante, Jonny che dice cazzate e fa valere il suo "praticismo scout" e io che non faccio niente (cammino, e pure lento). E poi certo, il culo fa. Che fa tanto. Però se posso dare un consiglio a chi vuole partire per la Via Degli Dei: non fatelo ad agosto, ma a giugno magari, anche se è fuori stagione (e chi deve intendere intenda =D).