venerdì 22 gennaio 2016

il mio primo wwooferaggio (olanda e belgio)

Una mattina fra la fine di luglio e l'inizio di agosto del 2014 finalmente siamo partiti, direzione Paesi Bassi! Eravamo in 7 in una macchina da 7, con zaini, valigie e cuscini che spuntavano dovunque. Però non abbiamo speso nulla, scroccando un passaggio dai miei famigliari che erano diretti verso il nord dell'Olanda per raggiungere alcuni amici in vacanza. Io e Jonathan invece (un mio compagno d'università) abbiamo programmato di fermarci 2 settimana nei pressi di Utrecht e poi dirigerci ad Anversa, prima città belga dopo il confine con l'olanda, e infine a Bruxelles. Cosa ci sarà nel mezzo?! Il wwooooooofing!

Wwoofing sta per "world wide organic farming" o qualcosa del genere, ed è un insieme di reti nazionali di aziende agricole e fattorie tutte biologiche alle quali si può chiedere di essere ospitati in cambio di lavoro part-time. Ci si iscrive, si spulcia l'elenco dei posti ospitanti e ci si mette d'accordo via mail. Ok in realtà non è che sia così semplice....le possibilità sembrano tantissime a prima vista, ma quando si inizia a stringere il cerchio scartando chi non convince, chi non risponde chi non ha posto chi ospita per periodi minimi troppo lunghi ecc non restano è che ne restino sempre così tante. O per lo meno così è successo a noi: sarà che era agosto o che non ci siamo mossi con molto anticipo (ma neanche troppo poco!), fatto sta che l'abbiamo trovato veramente in super extremis il nostro posto. Ma l'abbiamo trovato!


I nostri "whosts" erano Kees, Maria e i loro bimbi di 4 e 7 anni. Ad accoglierci c'erano però anche altre 2 wwoofers, una ragazza israeliana e una americana. Ci siamo trovati subito bene, sia con loro che con i nostri whosts (ad eccezione del bimbo più grande, che per una settimana ci ha guardati storti...non capendo cosa ci facessimo nella sua casa e perchè non parlassimo fiammingo). Sul retro  della casa ci aspettava una grande distesa verde di orti e pascoli per le mucche. Tutto era piattissimo e brillante, solo in lontananza si scorgevano gli alberi di un bosco a formare la linea dell'orizzonte. Così ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo sistemato le nostre cose e ci siamo messi subito al lavoro. Ricordo uno dei primi giorni, in cui c'erano da raccogliere a mano le patate (fra l'altro varietà mai viste tutte di colore scuro), come uno dei più faticosi della mia vita.
Ricordo però anche la soddisfazione seguente nel fare la doccia, rifocillarsi di cibo tutti insieme e soprattutto il giorno libero che in quel modo ci eravamo guadagnati. Siamo stati ad Amsterdam il primo weekend e a Utrecht il secondo, oppure il contrario. Ci muovevamo con gli autobus, sempre noi 4, gironzolando fra i ponti olandesi e i coffee shop. Parlavamo del conflitto isrlaelo-palestinese e ci raccontavamo dei nostri paesi. Alcuni pomeriggi li abbiamo passati facendo delle camminate o biciclettate lì intorno, altri semplicemente spaparanzati a guardare dei film sul computer e mangiarci le schifezze di cui avevamo fatto scorta nel super market olandese. Ma poi le 2 settimane sono finite, abbiamo dovuto salutarci e siamo ripartiti.

La seconda meta è stata Anversa, città di porto e famosa per il commmercio dei diamanti. In un paese non distante ci aspettava un'altra coppia che ha aderito alla rete del wwoofing. In questo caso dietro alla casa (questa molto più lussuosa e moderna) c'era un grande giardino alberato con tanti sentierini che portavano al recinto dell'unica capra, alla baracca degli attrezzi e quella delle galline, all'orticello esterno e alla grandissima serra. La nostra attività lavorativa si è svolta principalmente in serra (ed è stata una fortuna visto che pioveva!) e a fare carpenteria nella baracca degli attrezzi. L'orario di lavoro era flessibile, così qualche pomeriggio abbiamo fatto gli straordinari per ottenere un giorno libero in più. Alrimenti nei pomeriggi partivamo in bici e andavamo alla scoperta di quel piccolo fazzoletto d'Euopa. Ricordo il bellissimo mulino del paese e uno strambo museo ricavato all'interno di un ex fabbrica.

Alla fine siamo arrivati a Bruxelles. Su hostelworld avevamo trovato una gran bazza (anche questa in extremis) per dormire e così ci siamo goduti la capitale d'Europa per un paio di giorni prima di ripartire per l'Italia.
E' una bella città, la prima con dei saliscendi dopo tante altre piattissime. Il centro storico è carino ma anche molto turistico. Noi per caso siamo passati davanti alla sede di un'associazione di giovani locali chiamata USE-it e siamo entrati incuriositi. Loro organizzano eventi di vario tipo e soprattutto riforniscono i giovani viaggiatori come noi di suggerimenti e cartine utili a scoprire gli angoli meno turistici della città. Lo fanno gratuitamente, per il gusto di conoscere nuove persone e svolgere un servizio alla propria città. In realtà sono una rete di giovani che si è già diffusa in molte altre città europee e vi consiglio vivamente di controllare se ci sono anche nella vostra prossima meta! Grazie a loro siamo venuti a sapere del tetto da cui si ha una delle migliori viste panoramiche su Bruxelles e così l'ultima sera prima del volo ci siamo andati. Una volta in cima, sotto le poche stelle del cielo e le distese immense di luci sotto di noi, abbiamo deciso che era il momento giusto per finire le nostre scorte di erba magica che ci portavamo dietro da Amsterdam. Abbiamo anche conosciuto 2 ragazze del posto su quel tetto, prima un poco diffidenti ma via via più accondiscendenti a parlarci di Bruxelles. Alla fine siamo scesi e ci hanno portato a vedere tutti i posti di cui ci avevano parlato. Così abbiamo riso e camminato tutta la notte per Bruxelles, ebbri del fatto stesso di trovarci lì in quel preciso momento. Poi siamo ritornati in camera che saranno state le 4, abbiamo dormito un paio d'ore ed era già tempo di avviarci verso l'aereoporto. Ci siamo abilmente giostrati in quell'intrico di treni e metropolitane che servono le periferie della città, confondendosi fra loro (la stazione centrale è tutta sotterranea!), e abbiamo raggiunto l'aereoporto. Così ci siamo messi ad aspettare, abbandonandoci curvi e stremati su una panchina. Un po' tristi, realizzando che in un batter d'occhio quel mese era già passato.

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